Dazi - La guerra globale di Trump
Pubblicato il: 03 Febbraio 2025 - 08:53
Con le sue politiche protezionistiche, Donald Trump ha scatenato una vera e propria guerra commerciale globale.
Il Canada, per esempio, ha immediatamente reagito all'imposizione dei dazi statunitensi con un'analoga misura doganale, la Cina è pronta ad annunciare delle ritorsioni e l'Unione Europea sta già studiando le possibili risposte alle minacce dell'inquilino della Casa Bianca.
Il Canada fa lo stesso.
Di particolare importanza è stata l'immediata reazione di Ottawa alla decisione di Trump di imporre dazi del 25% sulle importazioni canadesi a partire dall'1 febbraio.
Il premier Justin Trudeau ha tenuto una conferenza stampa per annunciare tariffe di analoga portata su beni statunitensi per un valore totale di 155 miliardi di dollari canadesi: le nuove tariffe scatteranno dal 4 febbraio su merci per 30 miliardi ed entro 21 giorni su ulteriori 125 miliardi.
I nuovi dazi, che potrebbero essere seguiti da ulteriori misure (l'ex ministro del commercio estero, Chrystia Freeland, ha proposto di tassare al 100% le Tesla), graveranno su un'ampia gamma di prodotti, tra cui birra, vino, bourbon, frutta, succhi di frutta, abbigliamento, attrezzature sportive ed elettrodomestici.
"Non volevamo arrivare a questo, ma il Canada è preparato", ha spiegato Trudeau.
"Certamente non stiamo cercando un'escalation ma difenderemo il Canada, i canadesi, i posti di lavoro canadesi," ha aggiunto il premier, sottolineando l'intenzione di utilizzare "tutti gli strumenti a disposizione" per convincere Washington al dietrofront.
Inoltre, si è direttamente rivolto a consumatori statunitensi: "Le tariffe contro il Canada metteranno a rischio i vostri posti di lavoro, potrebbero costringere alla chiusura stabilimenti di assemblaggio automobilistico e altre industrie manifatturiere.
Faranno aumentare i vostri costi, dal cibo nei supermercati alla benzina.
Ostacoleranno il vostro accesso a un approvvigionamento conveniente di beni essenziali per la sicurezza degli Stati Uniti, come nichel, potassio, uranio, acciaio e alluminio".
La posizione del Messico.
Trudeau, che ha esortato i canadesi a "comprare meno prodotti americani", ha quindi posto l'accento sulla violazione dell'accordo commerciale firmato pochi anni fa dallo stesso Trump per sostituite l'accordo del Nafta e ha annunciato l'intenzione di definire "un'azione comune" con un altro Paese colpito dal protezionismo trumpiano, il Messico.
Il presidente, Claudia Sheinbaum, ha già ordinato al suo ministro dell'Economia di adottare delle contromisure per difendere gli interessi del Paese: "Non rimarremo in silenzio di fronte a queste misure commerciali sleali.
Il nostro governo sta valutando attentamente una serie di misure economiche per difendere gli interessi del popolo messicano".
Il Messico ha anche "riufiutato categoricamente la calunnia della Casa Bianca" su un legame tra il governo e il traffico di droga: "Siamo impegnati in una lotta continua contro il crimine organizzato e non permetteremo che accuse infondate minino la nostra sovranità".
La minaccia cinese.
Una risposta immediata alla promessa di Trump su dazi aggiuntivi del 10% sulle importazioni cinesi è arrivata anche da Pechino, con il ministero del commercio che ha accusato gli Stati Uniti di "grave violazione delle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto)" e ha minacciato l'adozione di "contromisure corrispondenti per salvaguardare risolutamente i suoi diritti e interessi".
La Cina "è fortemente insoddisfatta e si oppone fermamente alle tariffe imposte dagli Usa sui prodotti cinesi", ha aggiunto il ministero, anticipando la decisione di presentare un ricorso al Wto "per le pratiche illecite degli Stati Uniti".
Del resto, per i cinesi "non c'è mai un vincitore nelle guerre commerciali" e i dazi imposti da Trump "non andranno nemmeno a beneficio dell'economia americana".
Le critiche della Ue.
Anche l'Unione Europea è sugli scudi: "Risponderemo con fermezza a qualsiasi partner commerciale che imponga tariffe doganali sui nostri prodotti, in modo ingiusto o arbitrario", ha detto un portavoce della Commissione Europea.
"Al momento non siamo a conoscenza dell'imposizione di ulteriori tariffe sui prodotti della Ue.
Le nostre relazioni commerciali e di investimento con gli Stati Uniti sono le più importanti al mondo.
La posta in gioco è alta.
Entrambi dovremmo cercare di rafforzare questa relazione", ha aggiunto il portavoce, sottolineando come le tariffe doganali danneggino i lavoratori e i consumatori, creino "inutili perturbazioni economiche", favoriscano l'inflazione e siano "dannose per tutte le parti".
Intanto, aumenta il pressing delle varie cancellerie europee.
Per il ministro francese dell'Industria e dell'Energia, Marc Ferracci, "è ovvio che bisogna reagire" a eventuali dazi contro l'Europa, mentre il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ricorda che "lo scambio globale di beni e materie prime ha portato prosperità a tutti noi: abbiamo la possibilità di agire".
Critico anche il premier britannico Keir Starmer e il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, secondo il quale "la guerra dei dazi non conviene a nessuno".